Il regno animale: Totem animali – origini e significato

 

Premessa
Riporto una parte di un intervento, a proposito dei Totem, effettuata da una ricercatrice e cultrice di cultura celtica: Elena Paredi.
“Per definizione, il Totem è “un oggetto materiale, un corpo celeste, un animale o una pianta che, nelle credenze delle tribù primitive, ha dato origine ad un gruppo etnico, con la conseguenza di un rapporto di discendenza e parentela, che determina degli obblighi all’interno del gruppo, talvolta di carattere religioso”.
Di conseguenza, il Totemismoè un sistema di discendenze e di parentele fondato sul totem”. A seconda delle varie credenze, esso presuppone l’esistenza di animali-antenati, che avrebbero dato origine al gruppo, diventandone anche i protettori.
Per quello che riguarda i Celti, ogni gruppo etnico si identificava con un animale.
Ogni membro del gruppo non solo pensava di discendere da un determinato animale, ma anche di potersi appropriare, con iniziazioni particolari, delle qualità di questo animale: ad esempio, forza, coraggio, e bellezza.
Così, ad esempio, Kernunnos era un dio-sciamano rivestito di pelli e con le corna di cervo. Rappresentava il signore dei boschi, colui che protegge la Casa Divina. Dal punto di vista religioso il Totemismo si manifesta come un vero e proprio culto dell’animale – totem, e cioè dell’animale che era ritenuto come un proprio antenato.
I rapporti tra l’uomo ed il suo totem sono reciprocamente benefici: il totem protegge l’uomo e l’uomo esprime il suo rispetto per il totem in diversi modi: ad esempio, non uccidendolo, quando si tratta di un animale (se si è costretti ad ucciderlo, lo si fa osservando un prescritto rituale di scuse e di cerimonie espiatorie) o non cogliendola, quando si tratta di una pianta.
Alcuni gruppi etnici si chiamano “Figli dell’Orsa”, giacché simboleggiano, nel nome che portano, la loro discendenza dalla Grande Madre, il cigno oppure l’oca dal piumato bianco, come il vestito di un Druido.
Il simbolo totemico del cinghiale era molto diffuso nella Gallia Transalpina (attuale Francia) e Cisalpina (nord Italia) dove quasi tutte le insegne di guerra sono sormontate da aste che rappresentano dei cinghiali.
Nel calderone di Gundestrup c’è una placca dove è scolpito un cinghiale: i guerrieri hanno un elmo con inciso questo animale totem.
Nei sotterranei del castello Sforzesco, a Milano, vi sono due spade mal conservate, conosciute come le “spade di Magenta”, che recano sull’impugnatura l’effige del cinghiale.

Secondo gli studi dello psicologo Carl Jung:
La tribù si aspettava dal suo totem protezione e favore.
Se si trattava di un animale pericoloso, lo si credeva incapace di nuocere ai suoi compagni-uomini, e, in caso contrario, la vittima veniva esclusa dalla tribù avveniva che si rimettesse alla decisione del totem, quando si trattava di risolvere questioni di discendenza e di legittimità.
Il totem assiste gli uomini nelle malattie, dispensa al clan presagi ed ammonimenti.
La comparsa di un animale totem in prossimità di una casa era spesso considerata come l’annuncio di un presagio.

In circostanze importanti, il membro del clan cerca di accentuare la sua parentela con il totem, rendendosi esteriormente simile a lui, coprendosi con la pelle dell’animale, incidendosi sul corpo la sua immagine, ecc. nelle solenni circostanze della nascita, della consacrazione virile, della sepoltura, questa identificazione col totem è realizzata con parole e con fatti. In vista di certi fini magici e religiosi, si eseguono danze, nel corso delle quali tutti i membri della tribù si travestono da totem ed imitano i gesti e l’andatura che lo caratterizzano.
Vi sono, cerimonie durante le quali l’animale viene solennemente ucciso.

L’aspetto sociale del totemismo si esprime soprattutto nel rigore col quale viene osservata la proibizione e nell’estensione ed ampiezza delle limitazioni.
I membri di un clan totemico si considerano come fratelli e sorelle, obbligati ad aiutarsi tra di loro ed a proteggersi reciprocamente.

I legami totemici sono più intensi che i legami familiari, nel senso che noi attribuiamo loro; essi non coincidono perché in genere il totem viene tramandato in linea materna, ed è probabile che in origine l’eredità paterna non fosse affatto conosciuta.
Ne deriva una limitazione tabù, per la quale i membri dello stesso clan totemico non devono contrarre matrimonio tra di loro e devono, in genere, astenersi da rapporti sessuali con appartenenti allo stesso clan e i nascituri seguivano il clan materno”.

Contrariamente a quanto si crede, il sacrificio, ossia l’atto sacro per eccellenza, in origine non aveva il significato che ha poi acquisito nelle epoche successive: un’offerta fatta alla divinità per placarla e renderla propizia.
In realtà il sacrificio non era altro che un atto di unione sociale tra la divinità e i suoi credenti, di comunione tra i fedeli e il loro Dio.
Si offrivano in sacrificio cibi e bevande, l’uomo sacrificava al suo dio ciò di cui egli stesso si nutriva.
Gli animali offerti in sacrificio venivano consumati insieme dal dio e dai suoi adoratori; solo i sacrifici vegetali erano esclusivamente riservati al dio.
Era importante che ogni partecipante ricevesse la sua parte del banchetto.
Questo sacrificio era una cerimonia ufficiale, una festa celebrata da tutto il clan.
Sacrificio e festa coincidevano, era una gioiosa occasione per elevarsi al di sopra degli interessi propri e di riaffermare i vincoli che legavano i partecipanti tra di loro, e quelli che li legavano alla divinità.
Il legame della comunanza è dunque concepito in modo puramente realistico; perché questo legame sia rinforzato e permanga, bisogna che l’atto venga spesso ripetuto. ”

L’aruspicina
L’aruspicina è un termine con cui si definisce l’azione degli antichi Etruschi, ma presente anche in altre culture antiche,di osservare le interiora di un animale particolare (specie il fegato) per giungere alla previsione dell’esito di un dato evento personale o collettivo da compiersi o di un accadimento (la fine di una pestilenza p.e.).
Spesso nell’ambito del rito medesimo l’animale veniva offerto agli dei.
L’animale prescelto risultava essereo un animale sacro allevato e nutrito in  corti sacre dai sacerdoti o un animale totemico del gruppo, tribù e città.

Ornitomanzia
Metodo di divinazione utilizzato dagli antichi Greci attraverso l’osservazione del volo o del canto degli uccelli.
Per i Romani, divenne parte della loro religione nazionale e aveva un sacerdozio distinto.
L’osservazione si basava sulla tipologia di uccello osservata o udita, la provenienza secondo le quattro direzioni e verso dove si dirigessero, in che formazione e in che numero, se si trattava di stormi.
Nel caso di uccelli da cortile veniva osservata anche la modalità con cui beccavano il cibo a terra.
Per quanto riguarda il canto degli uccelli si osservava a quale divinità fossero sacri, se l’orario fosse “normale” o anomalo rispetto alle abitudini canore.

Gli animali nei sogni
La moderna psicologia, nella continuità con il mondo antico, attribuisce un’importanza straordinaria alle “visioni” di animali sia in sogno sia nelle cerimonie con i nativi che ancora le pratichino nell’ambito di cerimonie con o senza l’assunzione di sostanze enteogene derivate da piante o particolari secrezioni animali.
(cfr Dell’interpretazione dei sogni di Artemidoro di Daldi e più recentemente le opere delle due torri della Psicanalisi : S.Freud e K.Jung.)