Filosofia della Spagyria: Saturno vegetale – Pino mugo
Habitat
Specie montana europea, che vive nelle Alpi e negli Appennini, nei Pirenei, Carpazi e Balcani.
Predilige terreni calcarei.
Costituenti principali
O.e.: bornil acetato, limonene, alfa-pinene, l-borneolo.
Resine, principi amari, vit.C.
Informazioni
“Nelle Pinacee l’elemento terrestre e quello acqueo risalgono “morendo” nella struttura del legno e della corteccia.
L’elemento acqueo incontrando l’elemento Aria.
Nel contempo discende l’elemento Fuoco che genera le resine e le gomme.
Linfa di Terra
Linfa della Vita
Linfa del Cambio” (Pelikan)
Secondo Virgilio, il pino è pronuba, poichè i fuochi di nozze erano alimentati con legno di pino.
Nelle tradizioni occidentali, particolarmente in quelle greche e romane, oltre ad essere considerato l’emblema dell’immortalità, il pino assunse anche il significato funerario come preludio dell’“eterno ritorno”.
Nel complesso mitologico orfico esistette la credenza, per certi versi ancora enigmatica nell’interpretazione, per la quale il dio Dioniso sarebbe morto divorato dai Titani in una foresta di pini e poi sarebbe resuscitato il terzo giorno.
In altre leggende, invece, il dio divorato sarebbe apparso dopo tre mesi nei suoi santuari recando con se rami di pino.
I racconti mitici sottintesero spesso il concetto di morte al quale sarebbe seguito il rinnovamento, nel quale il simbolo del pino possedeva la valenza di significativo elemento cultuale.
Un attributo del dio sarebbe stata la pigna, da cui curiosamente prende il nome la ghiandola pineale o epifisi.
Con questo frutto il dio fu rappresentato nell’iconografia, nel suo significato di custode della vita vegetativa e responsabile delle forze degli elementi naturali.
Pigna, termine con il quale è indicato il frutto del pino, sarebbe stato il nome di una ninfa boschiva amata dal dio silvestre Pan.
A Roma il pino fu l’albero sacro della dea Cibele, onorata a Passinunte in Frigia come dea della fecondità.
In effetti, il culto romano di Cibele, che nelle forme rituali ricordava molto la liturgia dei cerimoniali offerti ad Iside, fu introdotto a Roma durante la seconda guerra punica nel 204 a.C. dopo una solenne consultazione dei libri sibillini.
Il rito iniziava con l’abbattimento di un albero di pino; questo veniva trasportato in processione nel tempio di Cibele, situato sul colle Palatino, da una confraternita di sacerdoti i cui membri dovevano il loro nome di dendròfori (portatori d’alberi).
La cerimonia religiosa del periodo imperiale romano propria del culto di Attis, amato da Cibele di un amore geloso e che sacrifica alla dea il suo sesso con una volontaria automutilazione ai piedi di un pino, si svolgeva ogni anno durante la settimana dal 15 al 27 marzo e che consisteva nell’avvolgere in un sudario di vello un ramo di pino come fosse stato una salma, coprendolo di ghirlande di violette, mentre i fedeli intonavano nenie funebri.
Il ramo avrebbe rappresentato il dio defunto.
Il giorno seguente il corteo funebre, i gemiti dei fedeli che si flagellavano o si mutilano anch’essi ad immagine di Attis, si trasformavano in canti ed in grida di gioia e in baccanali dove le Menadi erano vestite con piume di pavone e portavano in mano una torcia e un tirso che aveva alla sua sommità una pigna.
Il Pino, privato del sudario di morte, era acclamato nella sua resurrezione, all’alba del giorno dopo, giorno dell’Hilaria, della gioia e del ringraziamento e a questo facevano seguito altri riti ed altre cerimonie.
Il simbolismo della liturgia consisteva principalmente nella proposizione del risveglio della forza vitale della natura.
Il Pino rappresentava il corpo del dio defunto tornato in vita grazie alla continua alternanza delle stagioni.
Un ramo dalla forma forcuta può essere utilizzato come la bacchetta dei rabdomanti e permette di scoprire le miniere di piombo.
Saturno di Capricorno è ben spiegato dal commento del Pelikan sulle pinacee.
Si consideri che nelle pinete la temperatura risulta essere più bassa della parte esterna ad esse.
Sotto i pini crescono che poche piante e praticamente solo di segnatura saturnina.
Si ricordi che la quantità di resina rende infiammabili i rami verdi al punto da essere usati come torce.