Filosofia della Spagyria: Saturno vegetale – Equiseto
Habitat
Cresce in ambienti umidi fino ai 2.500 metri di altitudine.
Costituenti principali
Glicosidi flavonici, saponine (equisetina), acido silicico, alcaloidi (in piccole quantità), sali minerali, tannini, principi amari, acidi organici.
Informazioni
L’etimologia del nome del genere deriva dal latino “equus”, cavallo, e “saeta” “crine di cavallo” per l’aspetto dei fusti sterili di quasi tutte le specie del genere.
Coevo dei licopodiali, delle felci sono le ultime vestigia di un mondo dove la vegetalità animale e l’animalità vegetale erano delle realtà difficilmente concepibili in via razionale.
Si potrebbe affermare che ad esse sono negate le caratteristiche delle piante floreali.
L’elemento fogliare sembra essere invertito, infatti nella pianta sono presenti vacuoli pieni d’aria.
Pianta quindi dalla doppia natura di “gestione” del mondo minerale: nella costruzione della materia, dal Si al Ca, per fusione con C sotto il principio creativo di Ptah, ovvero la trasformazione da scheletro terrestre a scheletro animale.
Le ricerche scientifiche riguardano l’utilizzo come nell’antichità la capacità di favorire il metabolismo osseo.
Sembra possedere attività antinfiammatorie modulando la risposta linfocitaria.
Anche la sua utilizzazione in disturbi respiratori, persino nella infiammazione da ostruzione e nella tisi, l’equiseto viene considerato nella tradizione così come uno dei rimedi fondamentali.
Modernamente ne si riconosce un’attività antimicrobica e di stimolazione apoptosica.