Filosofia della Spagyria: Luna vegetale – Loto

Habitat
Pianta acquatica originaria dell’Asia e dell’Australia.

Componenti principali
Megastigmani: Nuciferina (1,2-dimetossi-6a-beta-aporfina), N-nornuciferina, O-nornuciferina, Remerina, Quercitina, Acido Palmitico.

Informazioni
I rizomi di Nelumbo nucifera Gaertn (FINN) ha qualità antidiarroiche mostrato in vivo.
Tradizionalmente, l’intera pianta di loto era usata come astringente, emolliente e diuretico.
E ‘stato utilizzato nel trattamento della diarrea, infiammazione dei tessuti, e l’omeostasi.
L’estratto di rizoma è stato utilizzato come antidiabetico e proprietà antinfiammatorie a causa della presenza di triterpenoide asteroide.
Le foglie sono stati utilizzati come un farmaco efficace per l’ematemesi, epistassi, emottisi, ematuria e metrorragia.
I fiori sono stati utilizzati per trattare la diarrea, colera, febbre e iperdipsia. Nella pratica della medicina tradizionale, i semi sono utilizzati nel trattamento di infiammazione dei tessuti, cancro e malattie della pelle, lebbra e antidoto velenoso.
Embrione di semi di loto è usato nella medicina tradizionale cinese come Lian Zi Xin, che aiuta principalmente a superare i disturbi nervosi, insonnia e malattie cardiovascolari (ipertensione e aritmia).
Il valore nutrizionale del loto è importante quanto il valore farmaceutico.
Al giorno d’oggi le diverse parti del loto sono state consumate come alimenti funzionali.

Loto secondo Vittorio Fincati
…il Loto ma di dimensioni considerevolmente più grandi e che, da quanto è stata introdotta in Italia, è quella che possiede le foglie più grandi della nostra flora.
L’anonimo autore del trattato De Mysteriis, attribuito dalla tradizione al neoplatonica Giamblico di Calcide, paragona il loto a ciò che emerge dal fango, dalla materia caotica, per guardare verso il sole spirituale: “Vedi perciò nel fango tutto il corporeo, il materiale o la forza nutritiva e genitale o tutte le specie materiali della natura che si muovono insieme con i frutti instrabili della materia o tutto ciò che accoglie il fiume del divenire e con esso ricade o la causa prima, preesistente a guisa di fondamento, degli elementi d di tutte le potenze degli elementi…
Il fatto di star seduto su un loto simboleggia una superiorità sul fango che esclude qualsiasi contatto con questo e significa una supremazia intellettuale ed empirea: infatti, circolari appaiono tutte le parti del loto e le forme che si vedono nei fiori e nei frutti: e a questo solo movimento circolare è congeniale l’attività dell’intelletto.” da Gli Orti di Priapo

Loto nel mito e tradizione antico
Brahman, il dio-creatore, ha come epiteto “colui che è nato nel loto“.
Il mito trae origine dal racconto in cui si narra come Brahman sia sorto da un fior di loto spuntato dall’ombelico di Vishnù, mentre questi era assorto in meditazione.
Analogamente la sposa di Vishnù, Lakshmi, dea della fortuna e della bellezza, è chiamata Padma (पाद्म), che significa “colei che ha il colore del loto“, perché originata dal fiore di loto spuntato sulla fronte di Vishnù.
E lo stesso Vishnù è il Padmanabha (पद्मनाभ), “il signore dall’ombelico di loto“.
Nella mitologia indù, il trono e il piedistallo di loto assumono un significato speciale nella loro applicazione universale.
Come Brahman è seduto sul loto dell’ombelico di Vishnù, i tre grandi dèi della triade indù (Brahma, Vishnù e Shiva, con le loro rispettive consorti Sarasvati, Lakshmi e Parvati; come pure Agni, dio del fuoco, Pavanna, dio del vento, Ganesh, dio della saggezza, Rama, incarnazione di Vishnù, e il demone Ravana) si trovano tutti rappresentati sopra un trono a forma di loto.
Vishnù è rappresentato con un fiore di loto in una delle sue quattro mani.

Oṃ Maṇi Padme Hūṃ
(ॐ मणि पद्मे हूँ)
“Onore a te, o gioiello nel fiore di loto”

Loto nell’Antico Egitto
In Egitto veniva posto il fiore di loto sull’apparato genitale delle donne mummificate.

                                                                            neseb
Loto nella tradizione greco-romana
Il loto era sacro anche presso i Romani che lo consideravano un simbolo di generazione e di unione e lo chiamavano “junonia rosa“, in onore a Giunone.
Presso i Greci era ritenuto il “fiore dei fiori“, nato dal sacrificio della ninfa Lotis la quale, piuttosto di cedere alle insane voglie del satiro Priapo, preferì gettarsi nelle acque del fiume.