Filosofia della Spagyria: Luna vegetale – Mirra


Habitat
Ambienti estremamente caldi e secchi.
Originaria delle coste occidentali dell’Arabia e i monti del Somalia settentrionale.

Componenti principali
Acido commiforico, eraboresina, eraboresinolo, erabomirrolo, mirrina, principio amaro;  ac.acetico, ac.formico, ac.mirrobolico; curzerene, furanoeudesma-1,3-diene,  lindestrene,metacresolo, cuminolo, aldeide cinnamica, eugenolo, l-pinene, cadinene, dipentene, limonene; mucillagini.

Informazioni
Commiphora myrrha (Nees) Engl. è conosciuta per l’attività analgesica, antinfiammatoriaantisettica ed antilipidemica.

Mirra nell’antichità
Dei frammenti di mirra sono stati scoperti da Fl. Petrie nella necropoli greco-romana di Hawara a Fayoum. Nelle Scalae la mirra ha i nomi di Pi-sunar, Pi-smirna o Pi-smyrna.
Questi ultimi due derivano dal greco.
Il primo che potrebbe essere Egizio non è ancora stato trovato nei testi antichi.
Un terzo nome copto della mirra ci viene dalle traduzioni della bibbia, Pi-shal, di questa parola troviamo spesso nei documenti faraonici l’antenato geroglifico, sotto la forma Khari.
Secondo Plutarco (De Isid. et Osir. 79), il nome Egizio della mirra era βàλ.
Gli Egizi che raccoglievano la mirra lungo le rive del Mar Rosso conoscevano certamente altre specie di burseracee di questa regione.
Un frutto appartenente ad una specie indeterminata di Balsamodendron è stato trovato in una tomba Egizia da Passalacqua (A. Braun, Die Pflanzenreste,p.299), questo sembrerebbe provare che l’albero fu importato in Egitto.
Noi sappiamo, in effetti, che la regina Hatasou, della XVIII dinastia, (XV sec. A.C.) inviò una spedizione nella regione somala, allo scopo di trovare dei “sicomori da incenso” da trapiantare a Tebe.
L’albero da incenso somalo non può essere altro che la Boswellia thurifera, che è la sola in questa regione a rappresentare le burseracee.” Ierobotanica. Un’ecologia Preistorica del sacro. Le Piante Sacre dell’Italia antica tra protostoria ed età classica– Mario Giannitrapani

Nel papiro di Ebers è indicata nelle ferite e infezioni cutanee.
Per alcuni autori Anty rappresenterebbe invece l’incenso.

 

Oppure scritta come

Mirra nella leggenda
Myrra era il nome di una ninfa, figlia di Cinira, re di Cipro sacro a Afrodite e Cinereide.
Dalla relazione incestuosa col padre durante la notte in cui ricorrevano le feste Thesmophorie, sacre a Demetra,  diede alla luce Adone dopo nove mesi di fuga dal padre che voleva ucciderla.

Cinira era imparentato con Afrodite medesima: suo padre Pafo, era nato dalla statua della dea mutata in Galatea.
Il nonno di Cinira era Pigmalione che, innamorato di Afrodite e non potendo giacere con essa, si portava a letto un simulacro della dea.
Afrodite commossa operò la vivificazione della statua.
Quindi la realizzazione dell’eros nel piacere e la seduzione sotto la dominanza di Afrodite.
L’etimologia di Cinira viene dal verbo κινύρομαι, che significa lamentarsi ma anche fremere.
Si tratta di lamentazioni erotiche, in quanto la radice del verbo greco sembra provenire dal termine ebraico (a sua volta da un termine antico sumero che significa pene nel senso di organo maschile) Kinnor, che vuol dire arpapropriamente lo strumento musicale che aveva il potere di provocare lo stimolo sessuale nell’uomo e nel dio”; era infatti adoperato dalle cortigiane e dalle etère ed il suo suono lamentoso “commoveva le viscere”.

Mirra secondo Vittorio Fincati
La parola greca Myrra o Smyrna è di origine semitica e vuol dire semplicemente pianta profumata, tant’è che la stessa radice designa anche un’altra specie botanica nota per il suo profumo nell’antichità: il Mirto (Myrtus communis), chiamato dai Greci Myrtos o Mirrine.
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Nel mondo antico la Mirra era infatti considerata il profumo per eccelenza, sia per l’uso sacrale che profano che se ne faceva, ed aveva il valore che oggi corrisponde a quello della valuta.
In contrasto con altri autori noi poniamo questa gommo-resina sotto il simbolo di Venere, in quanto l’uso che ne veniva fatto era precipuamente di genere erotico, sia sul piano umano, che extraumano come ci conferma un autore che pure, forse accomodandosi ai  grimoires medioevali lo assegna al Sole.
….” tratto dalla rivista Kemi Hathor n°32 febbraio 1988 pa. 39-47