Filosofia della Spagyria: Venere vegetale – Acantio
Habitat
Cresce nei luoghi incolti e lungo le vie dal l.d.m. alla zona submontana dell’Italia settentrionale e centrale.
Costituenti principali
Onopordopicrina, glicosidi flavonici, flavonoidi, fenilpropanoidi, lignani, triterpenoidi, lattoni di sesquiterpene, steroli e tannini.
Informazioni
“L’Acanzio è il più “ritmico” dei cardi, in quanto vi è un sublime accordo tra il suo ricco apparato fogliare e l’abbondanza di fiori, l’equilibrio dinamico fra l’alto e il basso (così in alto come in basso), la sintesi dell’elemento Acqua (foglie) e dell’elemento Aria (fiori).
Il fiore di Acanzio agisce sul metabolismo, attirando l’elemento Aria e Fuoco, miscelandolo con l’elemento Acqua.
Tale azione mira ad integrare il sistema ritmico metabolico fino alla sua controparte strutturale.
Da un certo punto di vista l’Acanzio può considerarsi una pianta che si prende cura dei sentimenti.” (Pelikan)
L’azione renale antipertensiva degli estratti dai semi di Onopordum acanthium L.è stata indagata positivamente da diversi studi scientifici.
Nella medicina popolare, O. acanthium è usato per il trattamento di diversi tipi di cancro e per l’emoraggia uterina.
Inoltre, la polvere, il succo e il decotto della parte aerea della pianta è noto come diuretico, per curare il nervosismo.
Inoltre, O. acanthium può stimolare il sistema nervoso centrale e ha proprietà cardiotoniche ed emostatiche ]. Inoltre, l’infusione di foglie e infiorescenze riduce l’edema di varie eziologie.
Possiede un’attività antinfiammatoria ed analgesica (in vivo).
I fiori possiedono effetti vulnerari e cicatrizzanti.
Radici, germogli e infiorescenze delle piante del primo anno sono usate come sostituti del carciofo nell’alimentazione in Europa.
Acanto nel Mito
Acanto era una ninfa desiderata dal divino Apollo, ma che non ne ricambiava l’amore.
Un giorno Apollo decise di rapirla, ma essa reagì tentando la fuga, quando la raggiunse nel terntativo di divincolarsi graffiò il volto del dio.
Questi decise quindi di punirla e di trasformarla in una pianta “amata dal sole”.
La bellezza dell’acanto è riconosciuta anche negli antichi testi classici.
Virgilio, ad esempio, già nel 50 a.C. immaginava la bellissima Elena di Troia con un abito, il peplo (tipico abito greco), di colore bianco con gli orli adornati da foglie di faggio e di acanto.
Gaio Plinio Secondo, conosciuto come Plinio il Vecchio, nel 50 d.C. nei suoi trattati di botanica, suggeriva di adornare i giardini romani con le eleganti piante d’acanto.
Il primo scultore ad ornare i capitelli con le foglie d’acanto, sotto la guida e le indicazioni di Vitruvio, fu l’ateniese Callimaco nel 500 a.C. il quale diede vita allo stile corinzio.
Lo troviamo anche nei capitelli di tipo composito dell’architetture romane e nei fregi delle cattedrali gotiche.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante è simbolo del prestigio ed del benessere materiale, perché in passato veniva utilizzata per adornare le vesti dei personaggi più illustri.
E’ considerata il simbolo della verginità, poiché è una pianta spontanea che nasce e cresce in terre non coltivate.