Il Mondo animale: lo Serpente

Il serpente nella sacralità dell’Egizio era estremamente ben rappresentato, in diverse forme e in diversi “stati” di posizione, ad indicare sempre e comunque qualità, più che non dell’animale dello stato energetico.
Di tale affermazione troviamo delle testimonianze che riguardano la concezione energetica della malattia umana, comune anche alla visione cinese.
Il serpente rappresentò la triplicità del Demiurgo, sancendone nel contempo la propria unicità.
Talvolta rappresentato persino con braccia e gambe come nel tempio fatto erigere dal Faraone Set I (XIX dinastia) ad Abido, dedicata ad Osiride, ma un tempo dedicata al dio predinastico Khenti-amentyu.
Un’antica dea serpente, considerata guaritrice delle malattie umane, fu rappresentata con una bacchetta e la testa di rettile.
Ouadjit o Wadjet, la Verdeggiante o del Colore del papiro o anche l’Occhio del Dio Râ, dea del basso Egitto, sacra nella città di Buto, era rappresentata da un serpente, probabilmente un cobra.
Le ipostasi del grande Dio, ovvero le anime di queste divinità secondarie, si incarnavano nel corpo dei serpenti, come attesterebbe il testo nella tomba di Seti I.
L’Ureus, la Naja Haje , piccola vipera velenosa, divenuta una delle protettrici dei faraoni, arrotolata in segno di protezione intorno alla tiara regale.

I serpenti furono protettori delle città sacre come Menfi e Dendera.

Ci furono dei serpenti, come Knumis un dio serpente solare, rappresentato dagli gnostici come un leone con la testa di serpente, che era una ipostasi di Horus a Letopoli; Amon, il dio nascosto, rappresentato con la tiara con due piume di falco, fu anch’esso rappresentato, talvolta in forma di serpente.
Si credeva che l’aldilà fosse pieno di serpenti che rappresentassero il potere del Caos, che minacciava il buon funzionamento del mondo.
L’esempio principale di serpente “cattivo” era Apopi o Apophis,  il grande serpente cosmico, avvolto intorno alla terra che minacciava continuamente di distruggerla.
Il sole era in continua lotta con Apopi, che potrebbe essere la rappresentazione del campo magnetico, per cercare di sconfiggerlo per ripristinare l’ordine nel mondo.
In questa lotta, tutte le notti Apopi attaccava il sole mentre questo viaggiava sulla barca che lo portava nell’aldilà.
Apopi tentava di inghiottire tutta l’acqua del mare in modo di poter poi circondare la barca e ogni notte le divinità che mantenevano l’ordine nel mondo riuscivano ad avere la meglio su di lui.
Tale vittoria non poteva mai essere scontata.
Tra i serpenti “nemici” vi era anche Typhon1 Set, l’uccisore del fratello Osiride, la personificazione del Male.

Da notare che presso il popolo di Mosè il nome del Nord e dell’inverno, fosse Saphon.
Ora era abbastanza intuitivo, visto che Osiride era una divinità della Natura vivente, che Seth, il fratello fosse la divinità della natura, apparentemente priva di vita.
Horus, il Sole vivente combatteva e vinceva il dio uccisore.
Sappiamo, anche che nelle cerimonie sacrificali, solo due animali terrestri a sangue freddo furono sacrificati: il serpente e lo scarabeo: probabilmente in quanto ipostasi solare.
Gli Egizi, poi, credevano che i serpenti fossero la metamorfosi degli spiriti degli antenati, cosa che ancora in certe aree dell’Africa veiene mantenuta in vita, nonostante l’avvento della religione cristiana e quella islamica.

In generale in tutto il mondo il serpente è stato ed è molto temuto e rispettato.
Presso i Greci, troviamo il serpente come ipostasi di Zagreo2Dioniso e di Apollo, il terribile Pitone.
L’Agate daimon greco-latino, in forma di serpente benevolo, altri non era che la manifestazione di DionisoBacco.
Presso i Celti il serpente assunse l’aspetto solare, spesso rappresentato con la testa di ariete, del resto la lettera S, ricorda il serpente, e con questa lettera si scrive la parola Sole.
Quindi si comprende come in realtà, presso gli antichi il serpente simboleggiasse la luce, certamente perchè lo vedevano uscire dalla Terra con la stagione più calda.
Tale visione è rimasta anche presso i primi Cristiani, in quanto spesso si trovava la raffigurazione di Giovanni Evangelista con la coppa con un serpente.

Poi prevalse la visione demoniaca del serpente, a partire dal “successo “ iconografico del serpente tentatore di Adamo ed Eva.
Così questo temuto animale fu poi cacciato e demonizzato; rimangono in poche aree ancora della Terra, popoli che rispettino e considerino, come incarnazione di uno spirito saggio e regale, il serpente.

Ouroboros
Il serpente che morde la propria coda era conosciuto nell’Egitto.
Di qui lo troviamo presso i Fenici ed, da lì, giunse ai Greci, che lo hanno chiamato Ouroboros, che significa “Colui che si divora la propria coda” .

Il serpente che morde la coda è un mito frequente, persino presso i norvegesi, dove il nome del serpente è Jörmungandr.
Presso gli Indù dove il drago circonda il tortoise sostiene i quattro elefanti che trasportano il mondo.

L’Ouroboros porta in sè parecchi significati intrecciati in esso.
Primo è lo simbolismo del serpente che morde, la propria coda.
Questo simbolo è la rappresentazione della natura ciclica dell’universo: creazione da distruzione, vita da morte.
Nella simbologia alchimica si possono trovare due serpenti, uno bianco con le ali e uno nero senza ali che ingoiano l’uno la coda dell’altro.
Questa rappresentazione indica: la ciclicità della luce e del buio, della purificazione della materia, il volatile e il fisso, infine rappresentano il principio maschile e femminile, esattamente come nei termine taoista dello Yin e dello Yang.

1 Tifone o Tifeo, figlio minore di Gea e Tartaro, era anche la divinità mostruosa della mitologia greca, con centinaia di teste di serpente o drago, che Giove sconfisse e confinò nel Tartaro, il regno dei morti.

2 Zagreo-Dioniso, figlio di Demetra, la Madre-Terra, fu fatto a pezzi dai Titani e sparpagliato dagli stessi. Atena riuscì a salvare solo il cuore, da cui nacque un serpente cornuto, chiamato appunto Zagreo. Vi è un legame con l’acrostico alchimico del V.I.T.R.I.O.L. (Visita Interiora Terra Rectificando Inveniens Occultam Lapidem) e Zagreo: gli alchimisti li hanno posti a memoria imperitura del simbolo della trasmutazione interiore.