Il Mondo animale: il Lupo
Il lupo è stato simbolo solare presso le antiche popolazioni del nord Europa, un animale di luce a cui era stata dedicata la costellazione dell’Orsa Maggiore.
Era animale sacro ad Odino, e a causa della capacità di porre le zampe nelle orme dei compagni che li sopravanzano, gli attribuirono anche quattro zampe sulla schiena.
Anche se presso i Lapponi gode di una pessima fama, al punto da sparagli proiettili benedetti.
Il lupo, comunque, ebbe un ruolo oggettivo accanto all’uomo primitivo.
Di esso utilizzavano i denti, a scopo ornamentale-sacro, e la pelliccia.
Ma ben presto si trasformò nel cane, nel senso dell’indole.
Interessante, analogicamente a quanto detto del cane, notare come per i Greci, Lukos, il lupo, forse proveniente dalla radice di un’altra parola, lukè, che indica la madrugada degli Spagnoli, cioè il momento di luce prima del sorgere del Sole.
I Greci narravano che Apollo ogni Autunno si recava nel paese degli Iperborei per poi fare ritorno in Primavera in Grecia.
Durante la gravidanza di Leto, madre di Apollo, si avvicinò una lupa.
Ci fu uno scambio di essenza, quindi anche Apollo aveva delle prerogative lupine, che si condensa nell’attributo di Lukogenes, ovvero di “nato dal Lupo”.
Il terreno intorno al tempio di Apollo, ad Atene, veniva per questo chimato col termine di lukeion, da cui liceo, ovvero la pelle del lupo.
Lukeios agorà, era chiamata la piazza con il simulacro di un lupo, dove i giudici di Argo amministravano la giustizia e per questo, soprannominava Apollo lukaios.
Poichè l’oracolo di Apollo aveva mostrato come i pastori potevano difendersi dall’attacco del lupo alle loro greggi, gli abitanti di Sicione sopranominarono Apollo Lukaios.
Orazio, come del resto in Arcadia, attribuiva qualità superiori al lupo, solitario e selvatico, al punto che rappresentava gli iniziati, in contrapposizione ai profani.
Per gli antichi di tutta l’area del Mediterraneo, quindi il lupo è l’ipostasi del Sole divinizzato.
Presso i popoli celti il lupo era chiamato bleiz, così come Belen o Belenus era il dio della luce.
Era alcune volte rappresentato come dio Lupo vero e proprio in alcuni bronzi gallici che reggono nella bocca un essere umano, molto più piccolo delle proporzioni.
Del resto analogicamente agli occhi color di brace che luccicano nel bosco di notte, fu chiamata “occhio di lupo” una qualità particolare di agata.
Licopodium o “piede di lupo”, pianta, fossile vivente, che ridotta in polvere si infiamma rapidamente, al punto da essere sopranominata “zolfo vegetale”.
Tutte queste qualità del lupo, si concentrano nella relazione, già evidenziata della Luce.
Il Cristianesimo nel nord Europa, non fece altro che sostituire la figura degli dei simili all’Apollo greco, con la figura del Cristo, quale nuovo Sole di giustizia.
Il lupo, secondo alcune popolazioni, possiede una capacità visive superiori e di avere la capacità di moltiplicare la propria forza, in occasione di eventi astrali particolari o in particolari fasi lunari, che gli attribuirebbe capacità divinatorie e di preveggenza particolare.
Spesso, in alcune zone del nord, trovavamo l’uso di appendere la zampa destra e la testa mozzata come protezione, sulla porta, dagli spiriti della notte.
Il lupo, comunque è presente anche nella favola della Lupa nutrice dei due gemelli, Romolo e Remo.
Probabilmente questa tradizione deriva dal fatto che la dea a cui chiedere protezione dai lupi, dell’antico culto latino, si chiamasse Luperca.
In versione “demoniaca”, al lupo viene attribuita il vizio della Lubricità.
Infatti lupe erano definite le donne dedite alla prostituzione e, ai postribili chiamati Lupanari.
Ma stranamente il lupo presso i cristiani non ha assunto del tutto quell’aspetto così negativo, pur rivelando aspetti negativi, dell’ira e dell’ingordigia, come nella favola del “Lupo e l’agnello” di Fedro.
Piuttosto ne viene sottolineato l’aspetto comprimario del male, come nella Parabola del Buon Pastore di evangelica memoria o nelle tradizioni che narrano dei Licantropi, uomini-lupo che si manifestavano durante i pleniluni.