Filosofia della Spagyria: Giove vegetale – Quercia (Rovere)
Habitat
Cresce nei boschi di latifoglie di tutta Europa.
Costituenti principali
Tannini (catechine e tannini ellageni); terpeni (polifenoli).
Informazioni
“Pianta a crescita lenta e sicura, con delle stasi testimoniate dalle nodosità che donano al tronco un aspetto massiccio e testimoniano una crescita non retta e nemmeno, solamente, verticale.
Interessante scoprire come questa pianta abbia un rapporto molto particolare con l’elemento calcio che può arrivare a delle concentrazioni notevoli (fino a 90%) nelle corteccie dei rami più vecchi.
Il calcio, ka- alkal (il Ka sotto forma di alcali) è l’elemento che più di ogni altro contribuisce a creare la condizione per ricevere l’Anemos, l’Anima.
Il calcio possiede inoltre la capacità di legare fortemente l’azoto (espressione chimica dell’Anima).
Inoltre la pianta produce una quantità elevata di tannini che svolgono sul piano organico una funzione “astringente” e compattante sul piano del Ka.” Il Serto di Iside vol.I A. Angelini Ed.Kemi Milano.
Luigi IX di Francia, il Santo, amministrava la giustizia sotto la Quercia di Vincennes.
La corona civica degli antichi romani, come scrive Plinio era confezionata con foglie di quercia:
“civica lignea primo fuit, postea magis placuit ex esculo Jovi sacra”
Per i greci era l’albero dell’ambrosia, l’albero dell’immortalità.
Sulle foglie di quercia crescono le galle etimologicamente dal greco “galà” che significa latte.
Nell’antico Egitto il termine galla viene espresso dal geroglifico:
Kiki
Tradotto in greco con kekis con il significato di “oscurità” che richiama le prime tre parole dell’acronimo “V.I.T.R.I.O.L.” (Visita Interiora Terrae… Rectificando Inveniens Occultam Lapidem).
E’ definito anche albero della pioggia.
Gli Alchimisti parlano della sorgente d’acqua viva che sgorga dalle sue radici.
Nella mitologia greca la quercia era l’albero sacro a Zeus, ed i fruscii delle foglie dei boschi di quercia erano interpretati come vaticini ispirati dal padre degli dei in persona.
Analogamente nel libro della Genesi si fa riferimento alla quercia come all’albero sacro del Signore.
Ulisse consultò le foglie di quercia per conoscere il futuro.
E’ risaputo che Zeus l’aveva adottata come albero prediletto ed infatti la quercia rappresenta il Sole ma anche il cielo scuro e nuvoloso, il posto naturale del dio della folgore e del fulmine.
Sul monte Linceo, in Arcadia, esisteva una volta un tempio di Zeus, vicino ad una fonte.
Gli Arcadi credevano che, per far cadere la pioggia, fosse sufficiente agitare un ramo di quercia nell’acqua di questa fonte. Zeus che tuona durante il temporale, Zeus che agita le foglie della sua quercia, Zeus che parla dalla sua quercia, Zeus la cui volontà è espressa dalle lettere misteriose che appaiono incise sulla sua quercia: sono quattro diverse immagini poetiche di un medesimo significato naturale.
Gli antichi Greci attribuivano il diluvio della Beozia ai litigi tra Zeus ed Era; quando cessarono le piogge, si vide erigersi dal terreno una grande quercia, quale simbolo della pace conclusa tra il re degli dèi e sua moglie.
I Greci appellavano le querce “pròterai matéres” (le prime madri).
Le querce hanno preceduto gli uomini, i padri degli uomini, cioè gli dèi, ed anche le api, che simboleggiano l’anima immortale e che abitano i tronchi scavati delle querce.
Fu nel tronco spaccato di una quercia che i Dioscuri ellenici si nascosero dai loro nemici, ovvero nel grembo della madre. Nella mitologia scandinava si fa della quercia, e del frassino, i primi uomini, così il racconto popolare latino riferito da Virgilio suppone che i primi uomini “duro de robore nati” (siano nati da una solida rovere).
Gli Arcadi, ugualmente, credevano di essere stati delle querce prima di diventare uomini.
In Piemonte, ancora oggi,per eludere le domande imbarazzanti dei bambini, gli si dice che sono nati nei boschi, sotto un ceppo d’albero e, precisamente, sotto una vecchia quercia.
Alla quercia intanto era legato un mito slavo della creazione dell’universo.
In esso si racconta che due querce primordiali esistettero nell’oceano primitivo.
Da questi due alberi erano volate giù fino al fondo del mare due colombe per portare al Creatore un po’ di sabbia e di sassi dai quali poter creare terra e cielo.
Un altro mito slavo dice che c’era in qualche parte del mondo una quercia che cresceva continuamente ed era ormai diventata tanto alta da raggiungere il cielo di Perun e proprio qui c’erano i tre elementi (o principi?) fondamentali: il fuoco, la terra e l’acqua.
Sembra che la quercia rappresenti anche l’albero della notte, dentro cui va a nascondersi la sera, e da cui esce, tutte le mattine, la luce del giorno.
Sulla stessa quercia fu appeso il vello d’oro cercato in Oriente dagli Argonauti.
L’aurora, o dama verde della primavera, rappresentata da Medea, e il Sole, rappresentato da Giasone, si rincontrano nel cielo orientale, dopo aver viaggiato per tutta la notte, o tutto l’inverno, su un vascello in cui la figlia di Zeus, la saggia dea Atena, essa stessa una rappresentazione superiore dell’aurora, aveva prudentemente portato un truciolo di quercia di Dodona, per preservare gli Argonauti dal naufragio.
La quercia si ritrova nelle leggende eroiche russe, sia sotto forma di albero solare sia come albero della tempesta.
Il brigante Soloveï (usignolo) edificò il proprio nido su sette querce: è chiamato usignolo, perché fischia in maniera spaventevole e irresistibile e, col suo fischio, faceva tremare tutta la terra.
L’usignolo simbolizza, evidentemente, il vento della tempesta.
Ilia Murometz, l’eroe solare per eccellenza, l’Ercole dell’epopea russa, si colloca per nascondersi o per preparare un agguato fra i rami di una quercia, come Indra e Zeus.
Sia a Sichem sia a Ebron, Abramo ricevette le rivelazioni del Signore vicino alle querce: “Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i cananei. Il Signore apparve ad Abram e gli disse: “Alla tua discendenza io darò questo paese” (Gn. 12,6) ; “Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno” (Gn. 18,1).
Nella sacra Scrittura le Querce di More sono nominate anche come segno di benedizione: “Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizim e la maledizione sul monte Ebal.
Questi monti si trovano oltre il Giordano, dietro la vie verso occidente, nel paese dei cananei che abitano l’Araba di fronte a Galgala presso la Querce di More.
Voi infatti state per passare il giordano per prendere in possesso il paese che il Signore vostro Dio vi dà” Dt. 11,29-31).
La quercia attrverso la sua scrittura simbolica è una delle piante più interessanti nella palingenesi indiduale.
La capacità dei suoi manipolati spagirici è di favorire l’insediamento della Volontà.
Risultato che deve essere assecondato da una disciplina fisica, mentale e psichica assoluta.
Il duro lavoro, se così è stato, porterà l’individuo ordinario ad un “condividuo” che la tradizione di molti popoli chiama Santi.
Gli studi scientifici riportano studi sui terpeni che sembrano essere efficace prevenzione del cancro al seno.