Filosofia della Spagyria: Logica e analogica
Sulla Logica
Logica (in gr.antico λογική) è un termine che deriva da λόγος, termine greco antico che significa parola, idea, pensiero, argomento e ragione.
Il significato moderno di questa parola è imprigionato a due caratteristiche fondamentali del pensiero scientifico: induzione e deduzione.
Il concetto di deduzione venne attribuito ad Aristotele (384 a.C.-322 a.C.).
Egli lo identificava sostanzialmente con il sillogismo.
Ne deriva l’interpretazione tradizionale, accettata ancora oggi, secondo cui il procedimento di deduzione consente di partire da una legge universale per giungere a conclusioni in un ambito ristretto.
Il procedimento contrario viene chiamato induzione, che viceversa muove dal particolare all’universale.
L’esempio classico di sillogismo aristotelico è il seguente: «Tutti gli uomini sono mortali; Socrate è un uomo; dunque Socrate è mortale».
La conclusione procede da due affermazioni più generali: si tratta di un ragionamento corretto da un punto di vista della logica, ma che è incapace in maniera intrinseca assolutamente di validare i principi primi, in quanto da essi deve partire la deduzione.
Aristotele si rese conto della necessità di stabilire la validità e l’universalità delle premesse.
Effetti della deduzione ed induzione
Il sillogismo può solo giungere a delle conclusioni necessariamente coerenti rispetto all’intuizione intellettuale (νοῦς), distinta dalla semplice ragione (διάνοια).
Per Aristotele, quindi, l’intuizione risulta una facoltà soprarazionale che permette di penetrare l’essenza della realtà oggetto di indagine, giungendo alla conoscenza diretta e immediata della verità, cioè dell’aspetto vero e immutabile del fenomeno, a prescindere dagli aspetti esteriori.
Il metodo induttivo è in grado solamente di far giungere a conoscenze puramente arbitrarie, in cui sono assenti l’universalità posseduta dal metodo deduttivo.
Si tratta quindi di una modalità binaria di ragionamento.
La tridimensionalità dell’esperienza
La realtà esperienziale però, quella dominata dai sensi, è tridimensionale: infatti udiamo grazie a volumi, vediamo con due occhi in tre dimensioni, tocchiamo oggetti che sono tridimensionali.
Solo l’odorato e il gusto sono legati all’adimensionale con effetti sul piano emozionale, contemporanei e protratti nel tempo, che determinano reazioni di piacere o di disgusto, in varie gradazioni.
E sensazioni “interne” che coinvolgono per lo più il sistema nervoso e il sistema immunitario.
Quindi, se diamo retta al concetto aristotelico come assoluto, l’immagine della realtà che ne emerge è mancante di una dimensione, ne consegue che riduciamo la realtà secondo “mappe” bidimensionali.
Analogia o iperlogica